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Chi davvero ci guadagna con il betting?
Tecniche di gioco, sistemi scommesse, gestione delle risorse. L'approccio 'professionale' al mondo delle scommesse.
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Re: Chi davvero ci guadagna con il betting?
Messaggioda misterbet » 26/05/2017 - 12:30
Salve ragazzi,
rispondo a questa discussione, oramai datata, perché vorrei raccontare la mia esperienza.
Agli inizi del 2004, a quei tempi ero una matricola universitaria, mi avvicinai al betting online che era agli arbori.
Sin da bambino ero sempre stato attratto dal calcio scommesse sebbene "l'aria" che si respirava nelle varie sale-ricevitorie non mi aveva mai entusiasmato. La novità, rappresentata dal poter effettuare scommesse comodamente da casa mediante internet, mi aveva invogliato a dedicare un po' più tempo a quella che era nata e che quantomeno i primi tempi continuò ad essere un passatempo/divertimento.
Come tutti giocavo inizialmente solo ed esclusivamente multiple (c.d. lenzuoli) e, spesso e volentieri, i pronostici si basavano non tanto su uno studio oculato delle partite, ma prevalentemente sulla posizione in classifica ed il blasone delle varie squadre.
Non ci volle molto tempo per capire che con le multiple il fattore C era l'elemento predominante e che, sicuramente, la scommessa in singola avrebbe potuto portare guadagni sicuramente molto più miseri rispetto a quello potenzialmente offerto da una multipla, ma anche più costanti.
Contemporaneamente iniziai a seguire con più interesse e maggior criticità i vari campionati; iniziai a spulciare i vari forum di betting esteri dando anche uno sguardo ai vari forum delle squadre locali (grazie a google translate leggevo pure nei forum dei paesi scandinavi ovviamente con una traduzione da prendere con le pinze) e via dicendo.
Il mondo del betting online intanto prendeva strada: si ampliava l'offerta nel palinsesto dei book’s, spuntavano come funghi nuovi book’s che offrivano promozioni oggi impensabili ( si pensi solo all'ex paradise bet, poi bet1128, che concedeva un bonus iscrizione senza deposito di 30 euro) per non parlare di books che regalavano bonus del 200% sul primo deposito e chi più ne ha più ne metta.
Contestualmente, nei vari forum di betting, venivano elaborati money management, sistemi di scommesse, metodologie di gioco svariate e via dicendo. Il betting exchange (betfair) aveva inoltre rivoluzionato il metodo di scommettere e in rete iniziavano a circolare post di trader's e scalper's.
Insomma il mondo del betting era velocemente cambiato e vi era modo di sbizzarrirsi come meglio si voleva.
Preciso che a quei tempi si giocava molto sui .com e, quantomeno il sottoscritto, utilizzava come strumento per le transazioni monetarie i portafogli elettronici (netteler e moneybookers).
Quando abbandonai il mondo del betting, all'inizio dell'anno 2010, ovvero dopo quasi sei anni di attività. partendo da un misero capitale di 30 euro, ero riuscito ad accumulare un bankrool a quattro zeri ai quali dovevano essere aggiunti gli innumerevoli prelievi effettuati nel corso degli anni. Penso di essermi iscritto a quasi tutti i book's a quei tempi in attività, sfruttando ogni sorta di bonus, ivi compresi i book's asiatici quali 188bet, canbet etc. che, purtroppo, oggi non accettano manco più iscrizioni da utenti italiani.
Insomma, piano piano, un passatempo era diventato una sorta di "lavoro" che ben si conciliava con il mio percorso di studi universitari in quanto potevo gestire la mia "attività" comodamente davanti al computer di casa sulla scrivania che utilizzavo anche per studiare i voluminosi testi universitari.
Ma veniamo al dunque e torniamo all'oggetto della discussione.
Si può vivere di betting? Questo il problema!!!
A mio avviso nella vita, in generale, si può fare qualsiasi cosa (di lecito ovviamente e, purtroppo, anche di illecito)!!!
Ogni mestiere, lavoro generico, professione, arte etc. etc. richiede, però, oltre che ad una spiccata passione che ti permette di affrontare i momenti più difficili, soprattutto tanta disciplina e dedizione.
Il betting è un lavoro che, come tanti altri, può sembrare all'occhio dello spettatore esterno un gioco o comunque una cosa molto superficiale, ma in realtà è tutt'altro.
Premetto che, prevalentemente, effettuavo bet in punta, quasi esclusivamente sui mercati asiatici prediligendo -0,50/-0,25/0 e talvolta -1,00, selezionando oculatamente le partite. Passavo le giornate in contatto con altri tipster's con i quali scambiavo le varie informazioni reperite in rete che si basavano su vari fattori ed, in particolare, su squalifiche ed infortuni di giocatori titolari che potevano condizionare le sorti del macht.
Su alcuni campionati, i premier per intenderci, invece cercavo di comprare immediatamente le quote sui mercati asiatici all'uscita (quindi poco dopo la fine della giornata precedente di campionato) in quanto spesso e volentieri queste non tenevano conto delle varie squalifiche e infortuni che era possibile conoscere fin da subito). Certe volte entravo pesantemente sul mercato per poi rivendere la quota nel corso della settimana successivamente; altre volte entravo nel mercato con la puntata standard con l'intenzione di tenere la quota.
In altri casi ancora, su campionati minori che avevo monitorato per lungo tempo, scommettevo basandomi sulla variazione di quota.
Alcune bet’s venivano effettuate in live perché seguivo la partita e mi muovevo in base a ciò che vedevo. Altre volte ancora compravo a prescindere la quota se vi era un value oggettivo che nel long term avrebbe potuto portarmi in attivo.
Insomma per ogni genere di scommessa basato su una determinata strategia avevo una puntata (definita in unità) che via via andavo a fare.
Onestamente posso tranquillamente affermare che mi sono tolto diverse soddisfazioni, specialmente negli ultimi tempi in cui le puntate erano diventate "importanti" rispetto a quelle iniziali del lontano 2004.
Mi ricorderò sempre quella notte di un caldo sabato del luglio 2009 che, al termine dell'ultima partita sulla quale avevo scommesso ( la vittoria dei Galaxy sul New York), mentre facevo il bilancio di giornata, mi accorsi che avevo fatto il record di sempre chiudendo con un gain di quasi 2K. Probabilmente queste cifre potrebbero sembrare bassissime per scommettitori professionisti da anni, ma per me che ero partito 6 anni prima per gioco con un misero capitale di 30 euro erano veramente impressionati.
Ovviamente vi è anche l'altro lato della medaglia e non vi nascondo che una domenica nera, del giugno sempre dell'anno 2009, purtroppo riuscii a battere anche l'altro record relativo al peggior passivo in giornata, che arrivò a sfiorare i 2k.
Ad ogni buon conto, ciò che voglio ribadire è che oltre la passione ed il metodo che andrete ad utilizzare per scommettere, ciò che veramente farà la differenza sarà l’autocontrollo (c.d. mindset) che dovrete necessariamente riuscire ad avere per la corretta e proficua gestioni delle operazioni bettistiche. Potete esser bravi quanto volete, ma ci saranno svariate giornate in cui chiuderete in pari oppure addirittura in perdita, per non dire in grosse perdite. Come non dovrete esultare troppo e montarvi il capo per una giornata da record positivo, allo stesso modo dovrete mantenere la calma e continuare senza condizionamenti quando subirete grossi colpi. Solo in questo modo potrete riuscire ad ottenere risultati.
Se decidete di intraprendere questo tipo di lavoro, purtroppo, dovrete iniziare a convivere con i ritmi che il betting vi impone. Durante tutto l’anno, infatti, i giorni caldi sono sempre quelli del fino settimana dato che fra il venerdì e la domenica si giocano le partite dei vari campionati. Al di là delle quote prese in early, spesso e volentieri vi troverete ad operare anche a ridosso della chiusura dei mercati e, specialmente se operate in live, dovrete stare attaccati alla scrivania davanti ai vostri monitor per quasi tutta la durata del veek end. Con ciò voglio dire che, sebbene oggi vi siano tablet e smartphone che vi permettono di operare con facilità anche fuori dalla vostra postazione abituale, scordatevi di fare after in locali durante il fine settimana o di programmare viaggi e gite fuori casa, perché il betting, se fatto seriamente, richiede un costante studio ed aggiornamento. Non scommettere un fine settimana, non vi esula dal dovervi aggiornare per la prossima successiva dato che occorre tenere sempre uno stretto collegamento fra le varie vicende calcistiche (se scommettete sul calcio ovviamente) dalle quali andrà a dipendere il vostro eventuale guadagno.
E proprio qui arriviamo al dunque ed a quella domanda che vi sarete probabilmente posti nel leggere il mio post, ovvero per quale motivo ad inizio dell’anno 2010 ho deciso di abbandonare questo mondo.
Semplicemente perché, una volta conclusi gli studi e compreso che avevo rinunciato un po’ troppo alla mia vita sociale, ho deciso di virare su una vita più “normale” dato che volevo esercitare la professione che tuttora esercito.
Premetto che, ad oggi, non sono in grado di fare un bilancio sulla convenienza dell’operazione. Sicuramente la mia vita sociale ne ha risentito in meglio, sebbene devo dare atto che il betting mi avrebbe dato la possibilità di vivere dove volevo e, va detto, la possibilità di incassare le somme guadagnate senza bisogno di rincorrere i clienti come purtroppo accade nella vita reale.
Concludo ribadendo che si può vivere di betting a patto che, al di là della metodologia e/o metodologie di gioco che si intende seguire, ricorrano contestualmente i due presupposti cardine, ovvero disciplina e ferreo mindset.
Cari saluti
Misterbet
rispondo a questa discussione, oramai datata, perché vorrei raccontare la mia esperienza.
Agli inizi del 2004, a quei tempi ero una matricola universitaria, mi avvicinai al betting online che era agli arbori.
Sin da bambino ero sempre stato attratto dal calcio scommesse sebbene "l'aria" che si respirava nelle varie sale-ricevitorie non mi aveva mai entusiasmato. La novità, rappresentata dal poter effettuare scommesse comodamente da casa mediante internet, mi aveva invogliato a dedicare un po' più tempo a quella che era nata e che quantomeno i primi tempi continuò ad essere un passatempo/divertimento.
Come tutti giocavo inizialmente solo ed esclusivamente multiple (c.d. lenzuoli) e, spesso e volentieri, i pronostici si basavano non tanto su uno studio oculato delle partite, ma prevalentemente sulla posizione in classifica ed il blasone delle varie squadre.
Non ci volle molto tempo per capire che con le multiple il fattore C era l'elemento predominante e che, sicuramente, la scommessa in singola avrebbe potuto portare guadagni sicuramente molto più miseri rispetto a quello potenzialmente offerto da una multipla, ma anche più costanti.
Contemporaneamente iniziai a seguire con più interesse e maggior criticità i vari campionati; iniziai a spulciare i vari forum di betting esteri dando anche uno sguardo ai vari forum delle squadre locali (grazie a google translate leggevo pure nei forum dei paesi scandinavi ovviamente con una traduzione da prendere con le pinze) e via dicendo.
Il mondo del betting online intanto prendeva strada: si ampliava l'offerta nel palinsesto dei book’s, spuntavano come funghi nuovi book’s che offrivano promozioni oggi impensabili ( si pensi solo all'ex paradise bet, poi bet1128, che concedeva un bonus iscrizione senza deposito di 30 euro) per non parlare di books che regalavano bonus del 200% sul primo deposito e chi più ne ha più ne metta.
Contestualmente, nei vari forum di betting, venivano elaborati money management, sistemi di scommesse, metodologie di gioco svariate e via dicendo. Il betting exchange (betfair) aveva inoltre rivoluzionato il metodo di scommettere e in rete iniziavano a circolare post di trader's e scalper's.
Insomma il mondo del betting era velocemente cambiato e vi era modo di sbizzarrirsi come meglio si voleva.
Preciso che a quei tempi si giocava molto sui .com e, quantomeno il sottoscritto, utilizzava come strumento per le transazioni monetarie i portafogli elettronici (netteler e moneybookers).
Quando abbandonai il mondo del betting, all'inizio dell'anno 2010, ovvero dopo quasi sei anni di attività. partendo da un misero capitale di 30 euro, ero riuscito ad accumulare un bankrool a quattro zeri ai quali dovevano essere aggiunti gli innumerevoli prelievi effettuati nel corso degli anni. Penso di essermi iscritto a quasi tutti i book's a quei tempi in attività, sfruttando ogni sorta di bonus, ivi compresi i book's asiatici quali 188bet, canbet etc. che, purtroppo, oggi non accettano manco più iscrizioni da utenti italiani.
Insomma, piano piano, un passatempo era diventato una sorta di "lavoro" che ben si conciliava con il mio percorso di studi universitari in quanto potevo gestire la mia "attività" comodamente davanti al computer di casa sulla scrivania che utilizzavo anche per studiare i voluminosi testi universitari.
Ma veniamo al dunque e torniamo all'oggetto della discussione.
Si può vivere di betting? Questo il problema!!!
A mio avviso nella vita, in generale, si può fare qualsiasi cosa (di lecito ovviamente e, purtroppo, anche di illecito)!!!
Ogni mestiere, lavoro generico, professione, arte etc. etc. richiede, però, oltre che ad una spiccata passione che ti permette di affrontare i momenti più difficili, soprattutto tanta disciplina e dedizione.
Il betting è un lavoro che, come tanti altri, può sembrare all'occhio dello spettatore esterno un gioco o comunque una cosa molto superficiale, ma in realtà è tutt'altro.
Premetto che, prevalentemente, effettuavo bet in punta, quasi esclusivamente sui mercati asiatici prediligendo -0,50/-0,25/0 e talvolta -1,00, selezionando oculatamente le partite. Passavo le giornate in contatto con altri tipster's con i quali scambiavo le varie informazioni reperite in rete che si basavano su vari fattori ed, in particolare, su squalifiche ed infortuni di giocatori titolari che potevano condizionare le sorti del macht.
Su alcuni campionati, i premier per intenderci, invece cercavo di comprare immediatamente le quote sui mercati asiatici all'uscita (quindi poco dopo la fine della giornata precedente di campionato) in quanto spesso e volentieri queste non tenevano conto delle varie squalifiche e infortuni che era possibile conoscere fin da subito). Certe volte entravo pesantemente sul mercato per poi rivendere la quota nel corso della settimana successivamente; altre volte entravo nel mercato con la puntata standard con l'intenzione di tenere la quota.
In altri casi ancora, su campionati minori che avevo monitorato per lungo tempo, scommettevo basandomi sulla variazione di quota.
Alcune bet’s venivano effettuate in live perché seguivo la partita e mi muovevo in base a ciò che vedevo. Altre volte ancora compravo a prescindere la quota se vi era un value oggettivo che nel long term avrebbe potuto portarmi in attivo.
Insomma per ogni genere di scommessa basato su una determinata strategia avevo una puntata (definita in unità) che via via andavo a fare.
Onestamente posso tranquillamente affermare che mi sono tolto diverse soddisfazioni, specialmente negli ultimi tempi in cui le puntate erano diventate "importanti" rispetto a quelle iniziali del lontano 2004.
Mi ricorderò sempre quella notte di un caldo sabato del luglio 2009 che, al termine dell'ultima partita sulla quale avevo scommesso ( la vittoria dei Galaxy sul New York), mentre facevo il bilancio di giornata, mi accorsi che avevo fatto il record di sempre chiudendo con un gain di quasi 2K. Probabilmente queste cifre potrebbero sembrare bassissime per scommettitori professionisti da anni, ma per me che ero partito 6 anni prima per gioco con un misero capitale di 30 euro erano veramente impressionati.
Ovviamente vi è anche l'altro lato della medaglia e non vi nascondo che una domenica nera, del giugno sempre dell'anno 2009, purtroppo riuscii a battere anche l'altro record relativo al peggior passivo in giornata, che arrivò a sfiorare i 2k.
Ad ogni buon conto, ciò che voglio ribadire è che oltre la passione ed il metodo che andrete ad utilizzare per scommettere, ciò che veramente farà la differenza sarà l’autocontrollo (c.d. mindset) che dovrete necessariamente riuscire ad avere per la corretta e proficua gestioni delle operazioni bettistiche. Potete esser bravi quanto volete, ma ci saranno svariate giornate in cui chiuderete in pari oppure addirittura in perdita, per non dire in grosse perdite. Come non dovrete esultare troppo e montarvi il capo per una giornata da record positivo, allo stesso modo dovrete mantenere la calma e continuare senza condizionamenti quando subirete grossi colpi. Solo in questo modo potrete riuscire ad ottenere risultati.
Se decidete di intraprendere questo tipo di lavoro, purtroppo, dovrete iniziare a convivere con i ritmi che il betting vi impone. Durante tutto l’anno, infatti, i giorni caldi sono sempre quelli del fino settimana dato che fra il venerdì e la domenica si giocano le partite dei vari campionati. Al di là delle quote prese in early, spesso e volentieri vi troverete ad operare anche a ridosso della chiusura dei mercati e, specialmente se operate in live, dovrete stare attaccati alla scrivania davanti ai vostri monitor per quasi tutta la durata del veek end. Con ciò voglio dire che, sebbene oggi vi siano tablet e smartphone che vi permettono di operare con facilità anche fuori dalla vostra postazione abituale, scordatevi di fare after in locali durante il fine settimana o di programmare viaggi e gite fuori casa, perché il betting, se fatto seriamente, richiede un costante studio ed aggiornamento. Non scommettere un fine settimana, non vi esula dal dovervi aggiornare per la prossima successiva dato che occorre tenere sempre uno stretto collegamento fra le varie vicende calcistiche (se scommettete sul calcio ovviamente) dalle quali andrà a dipendere il vostro eventuale guadagno.
E proprio qui arriviamo al dunque ed a quella domanda che vi sarete probabilmente posti nel leggere il mio post, ovvero per quale motivo ad inizio dell’anno 2010 ho deciso di abbandonare questo mondo.
Semplicemente perché, una volta conclusi gli studi e compreso che avevo rinunciato un po’ troppo alla mia vita sociale, ho deciso di virare su una vita più “normale” dato che volevo esercitare la professione che tuttora esercito.
Premetto che, ad oggi, non sono in grado di fare un bilancio sulla convenienza dell’operazione. Sicuramente la mia vita sociale ne ha risentito in meglio, sebbene devo dare atto che il betting mi avrebbe dato la possibilità di vivere dove volevo e, va detto, la possibilità di incassare le somme guadagnate senza bisogno di rincorrere i clienti come purtroppo accade nella vita reale.
Concludo ribadendo che si può vivere di betting a patto che, al di là della metodologia e/o metodologie di gioco che si intende seguire, ricorrano contestualmente i due presupposti cardine, ovvero disciplina e ferreo mindset.
Cari saluti
Misterbet
Re: RE: Re: Chi davvero ci guadagna con il betting?
Messaggioda alino » 26/05/2017 - 13:10
misterbet ha scritto:Salve ragazzi,
rispondo a questa discussione, oramai datata, perché vorrei raccontare la mia esperienza.
Agli inizi del 2004, a quei tempi ero una matricola universitaria, mi avvicinai al betting online che era agli arbori.
Sin da bambino ero sempre stato attratto dal calcio scommesse sebbene "l'aria" che si respirava nelle varie sale-ricevitorie non mi aveva mai entusiasmato. La novità, rappresentata dal poter effettuare scommesse comodamente da casa mediante internet, mi aveva invogliato a dedicare un po' più tempo a quella che era nata e che quantomeno i primi tempi continuò ad essere un passatempo/divertimento.
Come tutti giocavo inizialmente solo ed esclusivamente multiple (c.d. lenzuoli) e, spesso e volentieri, i pronostici si basavano non tanto su uno studio oculato delle partite, ma prevalentemente sulla posizione in classifica ed il blasone delle varie squadre.
Non ci volle molto tempo per capire che con le multiple il fattore C era l'elemento predominante e che, sicuramente, la scommessa in singola avrebbe potuto portare guadagni sicuramente molto più miseri rispetto a quello potenzialmente offerto da una multipla, ma anche più costanti.
Contemporaneamente iniziai a seguire con più interesse e maggior criticità i vari campionati; iniziai a spulciare i vari forum di betting esteri dando anche uno sguardo ai vari forum delle squadre locali (grazie a google translate leggevo pure nei forum dei paesi scandinavi ovviamente con una traduzione da prendere con le pinze) e via dicendo.
Il mondo del betting online intanto prendeva strada: si ampliava l'offerta nel palinsesto dei book’s, spuntavano come funghi nuovi book’s che offrivano promozioni oggi impensabili ( si pensi solo all'ex paradise bet, poi bet1128, che concedeva un bonus iscrizione senza deposito di 30 euro) per non parlare di books che regalavano bonus del 200% sul primo deposito e chi più ne ha più ne metta.
Contestualmente, nei vari forum di betting, venivano elaborati money management, sistemi di scommesse, metodologie di gioco svariate e via dicendo. Il betting exchange (betfair) aveva inoltre rivoluzionato il metodo di scommettere e in rete iniziavano a circolare post di trader's e scalper's.
Insomma il mondo del betting era velocemente cambiato e vi era modo di sbizzarrirsi come meglio si voleva.
Preciso che a quei tempi si giocava molto sui .com e, quantomeno il sottoscritto, utilizzava come strumento per le transazioni monetarie i portafogli elettronici (netteler e moneybookers).
Quando abbandonai il mondo del betting, all'inizio dell'anno 2010, ovvero dopo quasi sei anni di attività. partendo da un misero capitale di 30 euro, ero riuscito ad accumulare un bankrool a quattro zeri ai quali dovevano essere aggiunti gli innumerevoli prelievi effettuati nel corso degli anni. Penso di essermi iscritto a quasi tutti i book's a quei tempi in attività, sfruttando ogni sorta di bonus, ivi compresi i book's asiatici quali 188bet, canbet etc. che, purtroppo, oggi non accettano manco più iscrizioni da utenti italiani.
Insomma, piano piano, un passatempo era diventato una sorta di "lavoro" che ben si conciliava con il mio percorso di studi universitari in quanto potevo gestire la mia "attività" comodamente davanti al computer di casa sulla scrivania che utilizzavo anche per studiare i voluminosi testi universitari.
Ma veniamo al dunque e torniamo all'oggetto della discussione.
Si può vivere di betting? Questo il problema!!!
A mio avviso nella vita, in generale, si può fare qualsiasi cosa (di lecito ovviamente e, purtroppo, anche di illecito)!!!
Ogni mestiere, lavoro generico, professione, arte etc. etc. richiede, però, oltre che ad una spiccata passione che ti permette di affrontare i momenti più difficili, soprattutto tanta disciplina e dedizione.
Il betting è un lavoro che, come tanti altri, può sembrare all'occhio dello spettatore esterno un gioco o comunque una cosa molto superficiale, ma in realtà è tutt'altro.
Premetto che, prevalentemente, effettuavo bet in punta, quasi esclusivamente sui mercati asiatici prediligendo -0,50/-0,25/0 e talvolta -1,00, selezionando oculatamente le partite. Passavo le giornate in contatto con altri tipster's con i quali scambiavo le varie informazioni reperite in rete che si basavano su vari fattori ed, in particolare, su squalifiche ed infortuni di giocatori titolari che potevano condizionare le sorti del macht.
Su alcuni campionati, i premier per intenderci, invece cercavo di comprare immediatamente le quote sui mercati asiatici all'uscita (quindi poco dopo la fine della giornata precedente di campionato) in quanto spesso e volentieri queste non tenevano conto delle varie squalifiche e infortuni che era possibile conoscere fin da subito). Certe volte entravo pesantemente sul mercato per poi rivendere la quota nel corso della settimana successivamente; altre volte entravo nel mercato con la puntata standard con l'intenzione di tenere la quota.
In altri casi ancora, su campionati minori che avevo monitorato per lungo tempo, scommettevo basandomi sulla variazione di quota.
Alcune bet’s venivano effettuate in live perché seguivo la partita e mi muovevo in base a ciò che vedevo. Altre volte ancora compravo a prescindere la quota se vi era un value oggettivo che nel long term avrebbe potuto portarmi in attivo.
Insomma per ogni genere di scommessa basato su una determinata strategia avevo una puntata (definita in unità) che via via andavo a fare.
Onestamente posso tranquillamente affermare che mi sono tolto diverse soddisfazioni, specialmente negli ultimi tempi in cui le puntate erano diventate "importanti" rispetto a quelle iniziali del lontano 2004.
Mi ricorderò sempre quella notte di un caldo sabato del luglio 2009 che, al termine dell'ultima partita sulla quale avevo scommesso ( la vittoria dei Galaxy sul New York), mentre facevo il bilancio di giornata, mi accorsi che avevo fatto il record di sempre chiudendo con un gain di quasi 2K. Probabilmente queste cifre potrebbero sembrare bassissime per scommettitori professionisti da anni, ma per me che ero partito 6 anni prima per gioco con un misero capitale di 30 euro erano veramente impressionati.
Ovviamente vi è anche l'altro lato della medaglia e non vi nascondo che una domenica nera, del giugno sempre dell'anno 2009, purtroppo riuscii a battere anche l'altro record relativo al peggior passivo in giornata, che arrivò a sfiorare i 2k.
Ad ogni buon conto, ciò che voglio ribadire è che oltre la passione ed il metodo che andrete ad utilizzare per scommettere, ciò che veramente farà la differenza sarà l’autocontrollo (c.d. mindset) che dovrete necessariamente riuscire ad avere per la corretta e proficua gestioni delle operazioni bettistiche. Potete esser bravi quanto volete, ma ci saranno svariate giornate in cui chiuderete in pari oppure addirittura in perdita, per non dire in grosse perdite. Come non dovrete esultare troppo e montarvi il capo per una giornata da record positivo, allo stesso modo dovrete mantenere la calma e continuare senza condizionamenti quando subirete grossi colpi. Solo in questo modo potrete riuscire ad ottenere risultati.
Se decidete di intraprendere questo tipo di lavoro, purtroppo, dovrete iniziare a convivere con i ritmi che il betting vi impone. Durante tutto l’anno, infatti, i giorni caldi sono sempre quelli del fino settimana dato che fra il venerdì e la domenica si giocano le partite dei vari campionati. Al di là delle quote prese in early, spesso e volentieri vi troverete ad operare anche a ridosso della chiusura dei mercati e, specialmente se operate in live, dovrete stare attaccati alla scrivania davanti ai vostri monitor per quasi tutta la durata del veek end. Con ciò voglio dire che, sebbene oggi vi siano tablet e smartphone che vi permettono di operare con facilità anche fuori dalla vostra postazione abituale, scordatevi di fare after in locali durante il fine settimana o di programmare viaggi e gite fuori casa, perché il betting, se fatto seriamente, richiede un costante studio ed aggiornamento. Non scommettere un fine settimana, non vi esula dal dovervi aggiornare per la prossima successiva dato che occorre tenere sempre uno stretto collegamento fra le varie vicende calcistiche (se scommettete sul calcio ovviamente) dalle quali andrà a dipendere il vostro eventuale guadagno.
E proprio qui arriviamo al dunque ed a quella domanda che vi sarete probabilmente posti nel leggere il mio post, ovvero per quale motivo ad inizio dell’anno 2010 ho deciso di abbandonare questo mondo.
Semplicemente perché, una volta conclusi gli studi e compreso che avevo rinunciato un po’ troppo alla mia vita sociale, ho deciso di virare su una vita più “normale” dato che volevo esercitare la professione che tuttora esercito.
Premetto che, ad oggi, non sono in grado di fare un bilancio sulla convenienza dell’operazione. Sicuramente la mia vita sociale ne ha risentito in meglio, sebbene devo dare atto che il betting mi avrebbe dato la possibilità di vivere dove volevo e, va detto, la possibilità di incassare le somme guadagnate senza bisogno di rincorrere i clienti come purtroppo accade nella vita reale.
Concludo ribadendo che si può vivere di betting a patto che, al di là della metodologia e/o metodologie di gioco che si intende seguire, ricorrano contestualmente i due presupposti cardine, ovvero disciplina e ferreo mindset.
Cari saluti
Misterbet
Un bellissimo messaggio è troppo veritiero, complimenti..
Inviato dal mio HUAWEI MT7-L09 utilizzando Tapatalk
Re: Chi davvero ci guadagna con il betting?
Messaggioda cico61 » 05/06/2017 - 16:19
Dopo tanti anni mi piace dire due paroline. Il betting di inizio era internet è tutta un altra cosa rispetto a quello odierno. Dopo tanti anni di scommesse, sono giunto a questa conclusione. Per vincere ci vogliono soldi da investire, book asiatici che non congelino i conti e tante tante palle!!!!! Le 2 che ha una persona normale probabilmente non bastano. Un conto è giochicchiare sui book tradizionali (perchè questo ti permettono di fare) un altro è investire seriamente........peggio ancora viverci col betting. Ovvio che ci sono persone che ci vivono ma credetemi hanno peculiarità e competenze fuori dai "normali" canoni. Son finiti i tempi delle marce sull intertoto e quando bf era pieno di polli, quando veramente i cali di quote erano indicativi..........oggi son tutte operazioni assimilabili a quelle finanziare dove i lupi mangiano gli agnelli. Detto questo può rimanere un sano e bel passatempo. Ma vivere di bettting è assolutament eun altra cosa. Un saluto ai vecchi amici. Mi mancate..........
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